Psicologia Giuridica

La Psicologia Giuridica è un “Settore della psicologia applicata che si occupa di tutte le problematiche psicologiche che insorgono nella pratica giudiziaria” (U. Galimberti, Enciclopedia Garzanti di psicologia). Essa rappresenta quindi il punto di incontro tra due discipline distinte, il Diritto e la Psicologia e interviene nei contesti e nei procedimenti giuridici.

In qualità di Psicologa Forense, mi occupo di:

Ambito civile

  • valutazione delle capacità genitoriali in caso di separazione conflittuale, divorzio, affidamento dei figli
  • valutazione del danno biologico di tipo psichico e del danno da pregiudizio esistenziale
  • interdizione, inabilitazione, amministrazione di sostegno

Ambito penale

  • valutazione della capacità di stare in giudizio
  • valutazione dell’imputabilità
  • valutazione della pericolosità sociale dell’imputato, verso sé stesso e verso gli altri
  • valutazione della personalità dell’imputato in tema di misure cautelari e compatibilità con le stesse
  • valutazione della simulazione di malattia psichica
  • consulenze in ambito di analisi delle testimonianze e audizioni protette

Sono Consulente Tecnico e Perito del Tribunale civile e penale di Frosinone e Consulente Tecnico di Parte;
Socio dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica (AIPG).

"Sono Consulente Tecnico
e Perito del Tribunale civile
e penale di Frosinone
e Consulente Tecnico di Parte;

Socio dell'Associazione Italiana di Psicologia Giuridica (AIPG)".

La Psicologia Giuridica è un “Settore della psicologia applicata che si occupa di tutte le problematiche psicologiche che insorgono nella pratica giudiziaria” (U. Galimberti, Enciclopedia Garzanti di psicologia). Essa rappresenta quindi il punto di incontro tra due discipline distinte, il Diritto e la Psicologia e interviene nei contesti e nei procedimenti giuridiciLa Psicologia Giuridica è dotata di autonomia scientifica e professionale e utilizza strumenti, teorie e metodi specifici, delineati in linee guida riconosciute.

 LE ORIGINI
In Italia, la Psicologia Giuridica ha radici molto antiche che risalgono agli inizi del ‘900. Nel 1911 infatti, il penalista e criminologo Enrico Ferri, fondò la Scuola di Applicazione Giuridico Criminale, rivolta ai professionisti che operavano in campo giuridico. Circa quindici anni dopo, Enrico Altavilla, giurista napoletano, docente di Diritto e Procedura Penale, pubblicò l’opera Psicologia Giudiziaria dove, per la prima volta, veniva fornita una vera sistematizzazione della disciplina.Questi furono i primi tentativi nel cercare un punto di incontro tra due discipline, così diverse come il Diritto e la Psicologia.Tra gli anni ’50 e ’90, grazie all’importante contributo di autori come Gaetano De Leo e Guglielmo Gulotta, questa collaborazione interdisciplinare si concretizza e la Psicologia Giuridica si afferma anche come disciplina universitaria.Alcune date significative nello sviluppo della Psicologia Giuridica:
  • 1956 – gli psicologi vengono ammessi nei Tribunali per i Minorenni;
  • 1975 – gli psicologi iniziano a lavorare nelle carceri;
  • 1984 – nasce il Centro di Psicologia Giuridica presso l’Università di Torino
  • 1996 – viene fondata l’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica (AIPG), presieduta da Guglielmo Gulotta, e viene redatta la Carta di Noto, contenente le linee guida per l’esame psicologico del minore
Diversi sono gli ambiti operativi di questa disciplina:
  1. Psicologia criminale – Studia la personalità di un individuo in quanto autore di un reato. Si interessa quindi di concetti di criminalità e devianza e si rifà ai modelli di analisi e alle teorie interpretative per spiegare tali fenomeni. Un esempio in questo caso è rappresentato dallo studio delle caratteristiche di personalità dello stalker e delle dinamiche nelle situazioni di violenza domestica al fine di comprendere meglio questo fenomeno e di implementare degli interventi sia di prevenzione che di supporto. Un altro esempio sono gli studi sul fenomeno delle sette, dove ci si è occupati di studiare le caratteristiche di personalità di questi cosiddetti leader e di come riescano a instaurare un legame di dipendenza affettiva con i loro adepti.

  2. Psicologia giudiziaria – Studia la personalità degli individui che partecipano al processo rivestendo ruoli diversi, quindi Giudici, Testimoni, Avvocati, parti lese. Questa branca della psicologia si occupa ad esempio della Psicologia della Testimonianza e cioè di come la memoria, le emozioni e altri fattori influiscano sull’attendibilità della ricostruzione di eventi di un testimone. Un altro esempio è quello della Vittimologia, in cui ci si occupa della sfera bio-psico-sociale della vittima e del rapporto tra vittima e reo e si progettano interventi riparativi per ridurre al minimo le conseguenze del danno subito dalla vittima. Questo tipo di studi ha permesso, ad esempio, di descrivere la Sindrome di Stoccolma, situazione in cui le vittime di un sequestro provano affetto, comprensione, persino amore, per i loro sequestratori, anche a dispetto di un comportamento inizialmente violento da parte di questi ultimi. Un ultimo esempio pratico interessante nell’ambito della Psicologia Giudiziaria, è la procedura presente in altri sistemi diversi dal nostro, dove sono previsti accertamenti psicodiagnostici obbligatori per i futuri magistrati.

  3. Psicologia penitenziaria – Si occupa delle implicazioni psicologiche relative alla detenzione e della parte rieducativa dopo una condanna. Un esempio attuale sono gli studi relativi alle implicazioni psicologiche del sovraffollamento nelle carceri.
  1. Psicologia giuridica civile forense – Studia i fattori psicologici che emergono nelle dinamiche processuali al fine della decisione giudiziaria. È utilizzata nel valutare le capacità di agire nei casi di interdizione, inabilitazione, capacità testamentaria, valutazione del danno biologico ed esistenziale.

  2. Psicologia giuridica per la tutela dei minori – Studia le situazioni rischiose in età evolutiva e si occupa di valutare, attraverso delle consulenze tecniche, le situazioni problematiche e potenzialmente rischiose in età evolutiva in ambito civile e penale.

  3. Psicologia investigativa – Coinvolge lo psicologo giuridico in qualità di consulente, sin dal momento delle indagini sui fatti accaduti. Ad esempio, in un caso di omicidio di carattere seriale, lo psicologo può essere chiamato a elaborare un’ipotetica definizione del profilo criminale, il cosiddetto profiling.
  1. Psicologia legale-legislativa – Studia i testi giuridici secondo una lettura psicologica
Lo Psicologo Giuridico è uno Psicologo che si forma e si specializza in ambito giudiziario. Nell’ambito della Psicologia Giuridica, lo Psicologo Giuridico svolge una funzione prevalentemente di Consulente e può collaborare con le Autorità, con il Giudice o con una delle parti.

Consulente Tecnico d’Ufficio – CTU
In caso di collaborazione con il Giudice, lo Psicologo viene definito Consulente Tecnico d’Ufficio – CTU e svolge il ruolo di ausiliario del Giudice. Il suo compito è quello di ottenere informazioni di tipo psicologico che possano aiutare il Giudice nella sua presa di decisione.La consulenza tecnica d’ufficio può essere richiesta sia in abito civile che penale. Ad esempio, in una situazione di affidamento dei figli in caso di divorzio, lo psicologo può essere chiamato a valutare le dinamiche relazionali dei figli con i genitori, le risorse economiche e il contesto socio-relazionale di entrambi i coniugi, al fine di valutare quale sia l’ambiente più idoneo per il minore.Nella consulenza tecnica penale, il lavoro dello psicologo giuridico è trasversale a tutte le fasi del procedimento ed è inerente per lo più alla valutazione della capacità di intendere e di volere del soggetto. Ad esempio, in caso di abuso di minore, il giudice può chiedere allo psicologo di esprimersi in merito alla idoneità del minore a testimoniare e all’attendibilità della testimonianza resa.

Consulente Tecnico di Parte – CTP
In caso di collaborazione con una delle parti, lo psicologo viene definito come Consulente Tecnico di Parte. Il Consulente di Parte assiste il Cliente, valutando la correttezza metodologica dell’operato del CTU, producendo ulteriore documentazione ed elaborando osservazioni critiche da porgere all’attenzione del giudice. Ad esempio, ritornando alla situazione di affidamento dei minori in caso di divorzio, le parti possono nominare rispettivamente un consulente di parte che potrà fornire una sua valutazione ed esprimersi sulla valutazione del consulente d’ufficio nominato dal giudice.