Itinerario Gruppi Gestalt Analitica
In questa sezione, l'itinerario progressivo in 6 tappe, di approfondimento dell'esperienza terapeutica essenziale dei Gruppi di Gestalt Analitica.
Siete invitati a partecipare al prossimo evento, da me organizzato presso la Sede del mio Studio, a Frosinone, Vicolo Cavour, n. 1, sabato 17 dicembre 2022, alle ore 10.00, sui Gruppi di Terapia Gestalt Analitica.
Coronamento dell’itinerario che qui vi propongo, sarà un momento di approccio all’esperienza vera e propria del Gruppo, condotto da me e dalla mia collega, la Dott.ssa Anna Rosa Secchi, psicologa e psicoterapeuta Gestalt Analitica.
Se desideri partecipare, prenotati ora, via email (info@giuliacompagnonepsicologa.it) o contattandomi al numero 320 4858986, anche via WhatsApp.
La prenotazione è obbligatoria: richiesta e conferma entro e non oltre il 15 dicembre 2022.
L’evento potrà attivarsi al raggiungimento del numero minimo di 6 partecipanti, per un massimo di 10.
Il Gruppo Terapeutico Gestalt Analitico è...

Un gruppo non è una semplice somma di individui. Ogni gruppo è un sistema unico, con il suo carattere, la sua personalità e il suo senso del potere. È un intero, un’entità, una Gestalt la cui natura è superiore alla somma delle sue parti.
Un gruppo terapeutico non è solo una piccola comunità unita in cui le persone si sentono accolte, accettate, confrontate e confortate. Il gruppo è anche un luogo fisico, reale e, ancor di più, uno spazio simbolico, un’atmosfera, un campo (concetto caro alla psicologia della Gestalt), all’interno del quale i partecipanti trovano la possibilità di dare espressione alle loro forze interne, spesso misconosciute o alienate; di riconoscere come proprie parti alienate di sé e, dopo averle sperimentate, di iniziare un processo di integrazione ricreando un nuovo equilibrio e un proprio ordine interiore.
Nulla esiste se non il qui e ora. L’ora è il presente, il fenomeno, è ciò di cui si è consapevoli, è il momento in cui si portano dietro i propri ricordi e le proprie aspettative. Quando si ricorda o si prevede qualcosa, lo si fa ora. E nulla può esistere all’infuori dell’ora.
Il gruppo terapeutico GA sottolinea fortemente l’importanza dell’esperienza “qui e ora”, i luoghi spaziotemporali entro cui avviene la terapia e il processo vitale. Per questo motivo, nel corso delle sedute di gruppo, l’attenzione si focalizza sull’esperienza dell’individuo attimo per attimo: cosa l’individuo vive, cosa prova, sperimenta, sente, in questo preciso istante.
I membri del gruppo vivono nel “qui e ora”; sviluppano forti sentimenti verso gli altri membri del gruppo, verso il terapeuta e verso il gruppo. Il contatto con l’attimo e con gli eventi immediati della seduta hanno la precedenza su quelli della vita che scorre all’esterno e sul lontano passato dei membri del gruppo.
«Il recupero dell’esperienza passata può essere utile, ma la comprensione del modo in cui ci si relaziona oggi con l’altro è la chiave per il cambiamento. Per questo, potrebbe essere necessaria una trasformazione nelle rappresentazioni di sé e dell’altro e ciò può essere compiuto efficacemente solo nel processo del “qui e ora”» (Fonagy et alii, 1999).
Scriveva Perls: “la consapevolezza è l’unica base possibile di conoscenza”.
Consapevolezza, nella terapia della Gestalt, significa “semplicemente” prestare attenzione alla propria esperienza. Detto in questi termini sembra qualcosa di molto semplice: un semplice essere consapevoli momento per momento di quel che sta succedendo. Tuttavia, accade che, non appena questa consapevolezza diventa spiacevole, la maggior parte di noi tende ad interromperla. Tendiamo a fuggire, ad evitare le situazioni spiacevoli. Non siamo disposti a soffrire per cui, all’improvviso, iniziamo a intellettualizzare, a fuggire nel passato o nelle aspettative future, nelle buone intenzioni, a saltare come cavallette da un’esperienza a un’altra… in tutti quei luoghi in cui, in realtà, nessuna di queste esperienze viene mai realmente vissuta, ma è soltanto una specie di lampo, che lascia tutto il materiale disponibile così com’è, non assimilato e inutilizzato.
A livello di processo di gruppo, ciò significa condividere temi e problemi. Alcuni temi possono dominare il gruppo in un dato momento. È come se aleggiassero nell’aria, non possono essere trascurati. Questi diventano consapevolezze di gruppo, più della somma delle consapevolezze individuali e vanno affrontate da tutti. In che modo? Evidenziando o rendendo esplicita la preoccupazione e poi, traducendo la consapevolezza di tale preoccupazione in eccitazione, quindi in azione e in interazione fra i membri del gruppo.
L’agente terapeutico, lo strumento dell’evoluzione, consiste allora nell’integrare attenzione e consapevolezza. Nel momento in cui prestiamo attenzione e diventiamo consapevoli dei vissuti emotivi individuali e di gruppo, acquisiamo anche consapevolezza di come ci stiamo muovendo nel mondo e delle nostre capacità di rispondere – response-ability – alle sfide della vita. Siamo cioè pronti ad assumerci la piena responsabilità dei nostri comportamenti e delle nostre scelte.
Altro elemento distintivo della terapia della Gestalt è rappresentato dal concetto di confine. Il confine è quella linea immaginaria che separa, che traccia il solco, che include ed esclude, che delimita uno spazio, che definisce ciò che è Me da ciò che è Altro da Me.
Quella linea, quel finis, che circoscrive, è però allo stesso tempo un luogo di incontro, un luogo di rapporto, di relazione: lo spazio qualitativo all’interno del quale io incontro e entro in relazione con l’Altro. L’incontro tra ciò che è me e ciò che non è me, mi costringe ad inventare nuove risposte per affrontare l’ambiente e muovermi verso il cambiamento. E attraverso questo continuo equilibrio fra assimilazione e accomodamento a un ambiente mutevole, io cresco. Da qui, il principio caro alla terapia della Gestalt secondo cui la crescita, l’evoluzione, ha luogo al confine tra l’individuo e l’ambiente. Alla luce di ciò, l’approccio Gestalt-Analitico al lavoro di gruppo pone l’accento sull’intensificarsi dell’incontro e del contatto fra gli individui. Il contatto restituisce il senso della diversità e, nello stesso tempo, della propria unicità.
«Tutto è possibile nel gruppo… la creatività aiuta gli individui ad affrontare le loro difficoltà e la si può anche usare per risolvere i problemi della comunità nel suo complesso.» (Joseph Zinker, Processi creativi in psicoterapia della Gestalt).
Il concetto di “esperienza emotiva correttiva” fu introdotto nel 1946 da Franz Alexander, medico e psicanalista statunitense di origine ungherese, nel tentativo di descrivere il meccanismo della cura psicoanalitica. Egli affermò che il principio fondamentale del trattamento era quello di «esporre il cliente, in condizioni più favorevoli, a situazioni emotive che nel passato non era riuscito ad affrontare. Per essere aiutato, il cliente deve subire un’esperienza emotiva correttiva capace di porre rimedio all’esperienza traumatica dell’esperienza precedente» (Alexander e French, 1946). Alexander sottolinea l’importanza dell’esperienza emotiva, ma si rende conto che da sola non è sufficiente a generare il cambiamento terapeutico. Ciò che occorre è un sistematico esame di realtà.
L’esperienza terapeutica è quindi un’esperienza emotiva e correttiva. Abbiamo bisogno di sperimentare fortemente qualcosa ma l’evocazione e l’espressione di un’emozione pura e semplice, sebbene necessaria, non è una condizione sufficiente per il cambiamento. Attraverso la nostra facoltà di ragionamento, dobbiamo ri-flettere su quest’esperienza e comprendere le implicazioni che quest’esperienza ha e ha avuto su di noi e sulla nostra vita. Solo grazie a questo processo riflessivo, un’esperienza emotiva può essere trasformata in un’esperienza terapeutica.